.:Protezione:.



I DELFINI NEL MONDO

Gli uomini da millenni sono affascinati dai delfini, attorno ai quali sono fiorite leggende che risalgono fino al 1400 a.C. Questo amore è vivo anche oggi, ma le varie specie sono sempre più minacciate a causa delle molteplici attività umane, che vanno dall'inquinamento alla pesca.
Si ritiene inoltre che i delfini rinchiusi nei parchi marini, sebbene attentamente accuditi, soffrano per la mancanza di libertà; in cattività infatti ben pochi esemplari riescono a vivere quanto gli esemplari allo stato libero e le nascite sono molto rare. La conseguenza delle pressioni dirette e indirette esercitate su questi meravigliosi animali è che tutte e 34 le specie di delfini d'acqua dolce e salata sono inserite nell'Appendice I o II della Conservazione sul commercio internazionale delle specie a rischio.
Qui viene riportato il principale elenco delle specie a rischio con i relativi motivi di minaccia alla loro salvaguardia.

  • I delfini asiatici d'acqua dolce, tra cui il platanista, sono tra le specie più rare e minacciate.
  • Altra causa di morte dei delfini è la produzione di olio di delfino utilizzato per preparare le esche per i pesci.
  • Molte specie di delfini amano nuotare attorno alla prua delle imbarcazioni e molti esemplari muoiono in seguito a fatali collisioni.
  • Molti delfini muoiono ogni anno intrappolati nelle reti da pesca in particolare in quelle predisposte per la cattura dei tonni.
  • Molti delfini muoiono avvelenati dopo aver inghiottito pesci con un alto tasso di sostanze velenose e tossiche.
  • I delfini che popolano le coste delle Indie occidentali, dell'Africa occidentale, dell'Oceano Indiano e del Giappone sono stati decimati dalla pesca della balena e dai pescatori, che cercavano di preservare le loro riserve di pesce. Altri gruppi sono stati colpiti dall'inquinamento, ma in generale il delfino tursiope resta molto diffuso nel mondo.

    Inquinamento

    L'inquinamento dei mari e dei fiumi, nei quali si riversano gli scarichi industriali, in particolare le piattaforme petrolifere, e civili e le cui acque assorbono i fertilizzanti chimici usati nell'agricoltura, costituisce una grande minaccia per i delfini; essi infatti occupano il vertice della catena alimentare e corrono i rischi maggiori, il plancton assorbe piccole quantità di sostanze tossiche che i crostacei, i molluschi e i pesci che si cibano di esso assimilano in concentrazioni maggiori, i delfini, che si nutrono di questi animali, assumono una gran quantità di sostanze inquinanti, tra cui metalli pesanti come il mercurio o il piombo, pesticidi come il DDT e sostanze chimiche come il policlorobifenile (Pcb).
    Come tutti i cetacei, i delfini hanno uno spesso strato di grasso sottocutaneo che mantiene costante la temperatura corporea nelle acque più fredde, le sostanze inquinanti si accumulano nel grasso dei delfini causando danni al fegato, al cervello, al sistema nervoso e probabilmente anche al sistema riproduttivo.

    Il massacro deliberato

    La pesca al delfino prosegue nonostante sia stata proibita in molti paesi del mondo. In Perù, per esempio, la cattura accidentale dei delfini si è trasformata ben presto in una caccia deliberata non appena i pescatori si sono accorti del valore commerciale delle sue carni. Nonostante un divieto specifico ufficialmente emesso dal governo peruviano nel 1990, la pesca non è affatto cessata.
    In Giappone, dove i pescatori considerano i delfini in diretta competizione con l'uomo nel consumo delle riserve di pesci, questo mammifero viene regolarmente massacrato ormai da molti anni. Parecchi esemplari vengono catturati, issati a bordo delle navi e condotti sulle spiaggie e uccisi, nonostante gli sforzi di varie organizzazioni per la salvaguardia della natura.

    Il massacro accidentale

    Ogni anno centinaia di delfini restano intrappolati nelle reti da pesca e muoiono. Nelle acque costiere e nei fiumi le reti, formate da sottili ma resistentissimi fili di nylon, intrappolano e soffocano i delfini. In mare aperto i pescatori usano enormi reti che galleggiano invisibili seguendo le correnti e formano sbarramenti mortali per qualunque creatura vi resti intrappolata. Nonostante molte organizzazioni si siano battute per diminuire l'estensione di queste reti o per proibirle, diverse migliaia di km di oceano impongono ancora ai delfini un pedaggio di morte.
    Nel Pacifico Orientale i pescatori di tonni hanno causato la morte di milioni di delfini che, inseguendo questi pesci, restano prigionieri nelle loro reti. Oggi sono allo studio nuovi sistemi per ridurre questi massacri: in particolare, è in via di sperimentazione un allarme acustico che segnala ai delfini la presenza della rete.

    Uno sforzo doveroso

    Come i loro parenti di mare, i delfini di fiume sono oggi a rischio a causa soprattutto delle molteplici attività umane: inquinamento, caccia, deforestazione. Molte specie di delfini d'acqua dolce, soprattutto in Asia, sono in pericolo e i gruppi per la salvaguardia della natura si stanno attivando per rendere i governi e le popolazioni locali maggiormente consapevoli della situazione.
    La creazione di riserve d'acqua dolce può limitare il destino progressivo delle varie specie. In Pakistan è stata creata una riserva per la salvaguardia del platonista dell'Indo, che negli anni 70 è giunto molto vicino all'estinzione. Anche in Cina si stanno compiendo sforzi per salvare il raro delfino lipote attraverso la creazione di una speciale riserva in un'ansa del fiume Chang Jang.
    In India una campagna ad ampio raggio, diretta ad informare la popolazione locale, ha contribuito alla riduzione del 50 % della mortalità dei delfini.
    Si spera che anche in Sudamerica vengano al più presto emanati programmi di protezione adeguati per la salvaguardia dell'Inia e del bouto.

    I delfini di fiume.

    I delfini d'acqua dolce vanno diminuendo rapidamente a causa delle industrie e della pesca; tuttavia si stanno compiendo numerosi sforzi per invertire questa tendenza.

    L'invadenza umana.

    In Amazzonia alcuni delfini di fiume, come il bouto e l'inia, sono a rischio: il loro habitat si sta lentamente inquinando per la presenza di numerosi insediamenti umani lungo i fiumi.

    La pesca eccessiva.

    L'inia che vive nel Rio delle Amazzoni e nelle acque costiere del Brasile cade spesso preda dei pescatori locali che lo trovano impigliato nelle reti e lo uccidono per la carne. Tutte le altre popolazioni di delfini di fiume risultano essere assai diminuite per gli stessi motivi.

    La restrizione dell'habitat.

    Il platanista dell'Indo un tempo era libero di muoversi lungo tutto il fiume, dal corso superiore, tra le colline ai piedi dell'Himalaya, alla foce, nel mar Arabico. Oggi la specie è confinata in un tratto di 170 km compreso tra due sbarramenti.

    L'inquinamento.

    I delfini d'acqua dolce del Sud-est asiatico, come il delfino dell'Irrawaddy, in Myajkar (ex Birmania), sono minacciati dagli scarichi industriali che si riversano nei fiumi.

    Un pericolo globale

    I problemi che le popolazioni dei delfini di fiume devono affrontare sono aggravati dalle numerose attività umane. La deforestazione e l'erosione del suolo che ne consegue hanno provocato un aumento del fango e dei detriti fluviali che determina la diminuzione della biodiversità dei corsi d'acqua. La specie di delfino di fiume più rara è il lipote, che vive nel Ghang Jang, in Cina: ne esistono soltanto 150 esemplari.